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San Sebastiano:
Nacque a Narbona, in Francia. Fu un legionario romano sotto Diocleziano e Massimiliano, dalla nascosta fede cristiana. Appena scoperta quest'ultima, fu condannato prima alla trafizione mediante frecce. Sopravvisse miracolosamente al supplizio, tramite intercessione divina. In seguito, fu condannato al pestaggio, stavolta mortale, poi buttato in una fossa comune.
La devozione della Città di Acireale:
La città Acireale è particolarmente devota al Santo, tanto da chiamarlo con epiteti dialettali vezzeggiativi (uno fra i tanti è "rizzareddu", "ricciutello"); motivo di devozione è stato il risparmio della città dalla pestilenza medioevale.
L'apertura dei festeggiamenti si ha il 1 gennaio per poi arrivare al 16-17-18 con le sere del triduo solenne e al 19 sera, giorno della vigilia della festa. Prima della santa messa si effettua una piccola processione delle reliquie del santo. Dopo il rientro in chiesa si celebra la santa messa. Successivamente, intorno alle ore 22:00 vengono suonate le sette chiamate. Il giorno 20 giorno della festa la chiesa viene aperta verso le 5:30 del mattino. Poi, cominciano, dalle 6:15, le Sante Messe dei Devoti, Messe dedicate principalmente alla preparazione di questi ultimi alla festa. Verso le 7:15 cessano le messe. Alle 7:20 circa, entrano in Basilica i Devoti gridando a squarciagola frasi in lingua siciliana, del tipo:
“Taliàtilu cche beddu, rizzareddu rizzareddu, chiamamulu ccu tuttu 'u cori, Sammastianu! (Guardatelo quant'è bello, il ricciutello);”
“Amamulu cu tuttu u cori (Amiamolo con tutto il cuore);”
"Ogni annu sutta 'e vostri peri semu", e si risponde: "W Sammastianu!" (ogni anno siamo ai tuoi piedi);
“Nun semu muti, Viva Sammastianu (Non siamo zitti, viva San Sebastiano);”
Poi, verso le 7.30, il momento più commovente: l'apertura della cappella da parte del Decano della Basilica. In seguito, il Fercolo (Vara, in dialetto) settecentesco è imbullonato alla macchina lignea, anch'essa settecentesca (il "Baiardo", restaurato e rinforzato nei secoli). Alla fine, alle undici, la consegna del Santo alla Città.
L'Uscita: alle 11, il Santo si affaccia dalla porta centrale sul sagrato della Basilica: campane a festa e fuochi d'artificio per il Ricciutello. Segue il "fervorino", una omelia che invita i fedeli e i devoti a seguire l'esempio di Sebastiano, e che serve anche da incitamento per i devoti (ogni anno fatto da un sacerdote diverso) in seguito, la trionfale corsa di uscita del santo: il fercolo viene trainato di corsa giù dal sagrato, effettua una curva verso destra e si dirige, sempre di corsa, verso Piazza Duomo, centro storico e religioso della città.
La folla accalcata in Piazza Lionardo Vigo adiacente alla Basilica
La salita di San Biagio: il Santo transita per piazza San Domenico, passando davanti all'omonima Chiesa, presentandosi al cospetto della salita di Via San Biagio, lunga pressappoco 80 metri e con una pendenza di oltre 20°. I devoti si caricano sulle spalle la Vara di diverse tonnellate portandola alla fine della Via: questa è la Salita di San Biagio, momento in cui i devoti si caricano il peso del Santo. La tradizione di sollevare per intero la "vara" deriva da una antica necessità: in passato la via S. Biagio era una mulattiera, strada adibita al trasporto dei carretti. Le ruote della vara non coincidevano con le due strisce di basalto lavico sulle quali passavano i carretti. Era necessario, quindi, sollevare l'intera vara.
Il saluto del treno: Verso le 16:00, il Santo, transitando attraverso Via Vittorio Emanuele II, arriva in Piazza Agostino Pennisi, a ridosso della vecchia stazione ferroviaria della città. Qui passa un treno che si ferma di fronte al Santo, emettendo con il fischio, un Saluto. Questo gesto ricorda la partenza di alcuni soldati acesi verso il fronte, proprio il 20 gennaio 1915, giorno in cui, salendo sul treno in partenza, poterono salutare il loro amato protettore.
Corsa di Via Roma e sotto l'Arco del Vescovo: vero le 20:30, il santo transita in Via Roma, e s’immette in Corso Umberto I; questo percorso lo fa di corsa, eseguendo una curva relativamente stretta. Questa corsa è sicuramente la più entusiasmante e partecipata dagli acesi, e il Santo procede tra due ali di folla, preceduto e seguito da un fiume di devoti. Poco dopo, spesso continuando la corsa sempre sul Corso Umberto I, il fercolo esegue una pericolosa e repentina inversione a U in Largo Giovanni XXIII, fermandosi davanti alla porta del palazzo Vescovile. Ne segue un’immancabile omelia del Vescovo, anch'essa molto sentita dalla Città.
Fuochi pirotecnici in Piazza Duomo: Dopo aver percorso altre strade del centro della città, e dopo le cantate e i fuochi d'artificio di Viale Regina Margherita, il Santo entra trionfalmente in Piazza Duomo, per assistere allo spettacolo pirotecnico che in qualche modo "chiude" la Festa.
Entrata in basilica: verso mezzanotte, dopo aver lasciato Piazza Duomo, San Sebastiano si presenta in via Musmeci che conduce proprio nella piazza della Basilica, gremita di gente. Quando tutto è pronto, il Santo entra trionfalmente in piazza, effettua di corsa una spettacolare inversione a U, che termina con l'entrata in basilica (la Vara entra in retromarcia, spinta dai devoti, per consentire ai fedeli di guardare il viso di S. Sebastiano).
Abiti Votivi e loro significato
Il Devoto porta, durante tutto l'arco della festa, degli abiti votivi. Essi constano in un maglione, una fascia e un fazzoletto portato a mo' di bandana. Il maglione simboleggia la nudità del santo, portando i devoti alla condizione di San Sebastiano (appunto, nudo, al suo martirio); e il fazzoletto a mo' di bandana, invece, è legato alla pestilenza: infatti, durante la Peste Nera, le (poche) persone che guarivano, portavano un fazzoletto bianco in testa, che ne decretava la riammissione alla società
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Festa Patronale di Acirelare
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